La storia di un bambino ribelle, indomabile, "tostu", un Gian Burrasca di Gela che il padre non riesce a gestire. Ma non è solo questo il racconto di Tonino Castellano: è la descrizione lucida dei sentimenti e delle sensazioni provati da un bambino non inficiato dai pregiudizi e dalle convenzioni sociali da cui si lasciano condizionare i suoi adulti di riferimento; è la storia di un bambino audace che agisce spontaneamente, dando retta solo al suo sentire. Un racconto che ci riporta alla vita di Gela degli anni Sessanta, quando la gente, affrancata ormai dalla povertà, cerca di emanciparsi cambiando usi e costumi, ma rimanendo ancora poco istruita e, consapevole del suo analfabetismo, si affida a chi ha avuto la fortuna di essere acculturato, attribuendogli il ruolo di "Deus ex machina" a cui affidarsi ciecamente e in modo indiscusso.